Grazie dell’offerta di collaborazione ma «la concezione della sana gestione dell’impresa», che l’attuale gestione «si è posto come esempio da seguire, è troppo diversa da quella del dottor Cragnotti, per cui è difficile immaginare una collaborazione tra i due nell’interesse della Lazio».È un no che non lascia spazio a equivoci quello con cui l’attuale presidente biancoceleste Claudio Lotito risponde all’ex numero 1 laziale, che venerdì aveva ventilato l’ipotesi di un clamoroso ritorno alla guida del club annunciando l’intenzione di adoperarsi per cercare finanziatori che lo affianchino per riportare la squadra «dove merita» e perseguire «una strategie vincente». In un comunicato Lotito ricorda che «l’attuale gestione della società sta pagando debiti per oltre 500 milioni di euro lasciati in eredita dalla gestione Cragnotti, fino al 2003, e da quella Baraldi, per il 2003-2004». Oltretutto la Lazio di oggi è «oggetto di rivendicazioni economiche dei procuratori di Nedved, risalenti al 1999, e del calciatore Mendieta, gioiello della gestione Cragnotti». Senza parlare dei debiti nei confronti del fisco, «per oltre 150 milioni di euro, che la Lazio ha rateizzato e sta pagando, si riferiscono alla gestione che va dal 1999 al 2004, e sono relativi a ritenute su stipendi ai calciatori , effettuate e non versate». Lotito osserva che la sua attuale gestione «non solo non contrae altri debiti ma provvede al pagamento di quelli contratti dai suoi predecessori».
Il presidente biancoceleste ricorda inoltre che quando era presidente Cragnotti «si era riconosciuto lauti stipendi e bonus rilevanti (l’ultimo premio, pur in presenza di una situazione fallimentare, era di euro 500 mila per soli sei mesi)» e che il Consiglio di Amministrazione successivo «si è riconosciuto emolumenti per euro 2 milioni l’anno». Viceversa Lotito «non prende alcun compenso nè rimborso di spese, al pari degli altri amministratori e componenti degli organi societari».
Il Messaggero