di Pietro Mennea (indimenticato grandissimo campione, per tanti anni ai vertici mondiali nell’atletica leggera, oggi apprezzatissimo avvocato e dottore commercialista, esperto, tra l’altro, di diritto sportivo internazionale, oltre che profondo conoscitore del mondo dello sport)
La FIFA ha inviato una lettera alla FIGC, nella quale sostiene che l’Italia calcistica potrà essere estromessa dalla sua organizzazione e, di conseguenza, potrebbe essere esclusa da tutte le manifestazioni sportive internazionali, se verrà dato seguito presso le sedi della giustizia ordinaria, all’azione intrapresa dalla Juventus, con l’applicazione di dure sanzioni a carico di quest’ultima.
Ci si chiede se la minaccia della FIFA, potrà trovare applicazione. Molti giuristi in merito nutrono dubbi, e, pertanto indichiamo solo alcune delle ragioni che suscitano tali perplessità.
Innanzi tutto, la FIFA, in base a quanto previsto dai propri statuti, è un’associazione senza fine di lucro di tipo composito; essa è infatti, dotata di una struttura federativa con personalità giuridica di diritto privato, sottoposta alle leggi dello stato ove si trova la sua sede legale, che nel caso specifico è la Svizzera. Infatti, in base alla normativa svizzera, nel 2005 la FIFA ha pagato solo 933.000. franchi svizzeri di imposte, a fronte di ricavi per 559,36 milioni di euro.
Questo ente, in base alla natura giuridica (ente non profit) non dovrebbe svolgere attività di tipo economico, ma col passare degli anni i propri interessi sono cambiati, fino a trasformarsi in attività di natura economica, tanto che la giurisprudenza comunitaria, ha formalmente riconosciuto la natura economica della loro attività, relativa all’organizzazione di manifestazioni sportive ed ha considerato le Federazioni sportive internazionali delle imprese, in applicazione dell’art. 85 del Trattato europeo (la stipula dei contratti, attraverso i quali l’ente concede in esclusiva la trasmissione televisiva dei mondiali, rappresenta un’attività economica rilevantissima; il reclutamento degli sponsor ufficiali che versano nella cassa dell’ente ingenti somme di denaro, ne è un esempio).
La FIFA, ha già rinnovato i contratti con gli sponsor, che porteranno nelle proprie casse la somma di 1,5 miliardi di euro, mentre per la vendita dei diritti televisivi e per il marketing dei prossimi mondiali, si prevede un realizzo di una somma molto vicina a 2 miliardi di euro.
Nel 2005, questo ente, disponeva di una liquidità di cassa quasi di 650 milioni di franchi svizzeri e per non essere soggetto alla fluttuazione del cambio , ha deciso che dal 2007, adotterà la contabilità in dollari; in questo modo guadagnerà altri 70 milioni di franchi svizzeri, conseguente ad un aumento del tasso di cambio tra il dollaro USA e il franco svizzero.
In pratica questa associazione, gestisce il più grande business sportivo al mondo, che riesce perfino a superare gli introiti, non indifferenti, derivanti dalla gestione delle Olimpiadi, e lo riesce a fare con un’organizzazione che impiega circa 250 dipendenti, il cui onere gravante sull’ente, è di 31,76 milioni di euro all’anno, con un costo medio di stipendio pro capite di 126.500 franchi svizzeri.
Una piccola parte dei ricavi è destinata alle federazioni sportive nazionali, sotto forma di contributi relativi ai vari eventi (73 milioni di franchi svizzeri) e 65 milioni di euro circa è stato destinato al comitato organizzatore degli ultimi mondiali. Il grosso dei ricavi, si perde in “frivolezze”.
E’ emerso che ogni componente del Comitato esecutivo (composto da 25 membri) riceve 100.000 dollari di stipendio annui a cui vanno aggiunte la diaria, le spese di viaggio e benefit vari.
Lo stesso presidente della FIFA, S. Blatter, ad una specifica richiesta non ha mai voluto rivelare quanto guadagna di stipendio annuo; si sa solo che per ogni giorno di trasferta riceve una diaria di 500 dollari, e vi sono anni in cui Blatter risulta essere stato in trasferta anche 150 giorni l’anno. Non ha mai voluto rivelare anche quali fossero i benefit di cui godeva, e ci si chiede, infine, se quando lascerà l’incarico di presidente, gli sarà assegnata una sostanziosa liquidazione.
Per molti la FIFA è una vera e propria holding finanziaria, e, pertanto, ci si chiede a che titolo può imporre e richiedere la disapplicazione di una legge (n.280/03) promulgata da uno Stato sovrano qual è l’Italia, accampando la pretesa che un ente associativo privato, quale esso è , possa condizionare le leggi dello Stato, ignorando e mettendo in discussione la sua sovranità.
In merito a questa vicenda, va ricordato che le leggi impongono o vietano un comportamento perché tale è l’interesse della collettività; se la FIFA chiedesse la loro disapplicazione, ciò affermerebbe l’esistenza di un interesse superiore a quello dello Stato.
Andrebbe ricordato a Blatter che attraverso la sovranità uno Stato promulga le proprie leggi e le proprie regole; questo è un principio ordinatore delle relazioni internazionali da circa quattrocento anni.
Oggi il fondamento della sovranità dello Stato viene messo in discussione da un organismo associativo di diritto privato, e se le intimidazioni della FIFA, dovessero aver seguito, si creerà un grave precedente, in conseguenza del quale, la sovranità, non sarà considerata più inviolabile e di pertinenza esclusiva dello Stato.
Questo potrebbe rappresentare l’inizio di una fase in cui gli Stati dovranno condividere il potere con potenti associazioni aventi forti interessi economici (come la FIFA).
Vi sono stati dei casi in cui la FIFA ha sospeso da ogni attività paesi come la Grecia, Azerbaigian, Guatemala e Kenia, “a causa delle ingerenze del mondo politico nelle rispettiva federazioni, poiché la FIFA ha ritenuto violato il principio dell’autonomia dello sport”.
Questi casi, hanno fatto molto discutere, in particolare quello della sospensione della Grecia, poiché il Parlamento greco aveva promulgato una legge, che consentiva l’intervento di un organismo terzo (quello giudiziario) nelle “questioni riguardanti il calcio, facendo venire meno la separazione tra sport e politica”.
L’ingerenza politica è ben diversa da una iniziativa di un Parlamento di uno Stato sovrano che promulga le proprie leggi: la Grecia, così come gli altri Stati menzionati, modificando le proprie leggi secondo i voleri della FIFA, non ha fatto altro che dimostrare di essere un Paese di serie B.
Sono noti gli scandali che hanno colpito la FIFA, e per citarne solo alcuni ricordo la bancarotta della ISL (Agenzia che deteneva i diritti di marketing e televisivi dei mondiali di calcio) e nella storia recente dell’ultimo mondiale un membro della FIFA, venne scoperto a vendere i biglietti di Germania 2006.
La FIFA rappresenta un ente in cui è poco applicato il principio di democrazia interna, in base al quale chi lo desidera, può avere la possibilità di partecipare al governo dell’ente; basta pensare che in più di cento anni di vita di questa associazione, ci sono stati appena cinque presidenti: Robert Guerin (sino al 1921), Jules Rimet (sino al 1954), Stanley Rous (sino al 1974), Joao Havelange (sino al 1998), e Sepp Blatter attualmente in carica, non si sa fino a quando, visto che ha deciso di riproporre la sua candidatura.
Insomma ogni presidenza è durata mediamente dai 20 ai 25 anni.
In merito al ricorso al TAR della Juventus e degli ex dirigenti Moggi e Giraudo, nessuno vuole dubitare dell’autonomia dell’ordinamento sportivo (da non confondere con l’autonomia del CONI, che è un ente pubblico), l’organizzazione sportiva dispone degli elementi per dotarsi di un proprio ordinamento (plurisoggettività, organizzazione, normazione), ma bisogna precisare, che non esiste un unico ordinamento sportivo mondiale; nella fattispecie essendo le problematiche trattate relative al calcio, sarà l’ordinamento facente capo alla FIFA a prevalere sugli altri ordinamenti sportivi. Infatti, quando invece si svolgono i Giochi Olimpici, sono le norme e gli atti del CIO a prevalere su quelli delle federazioni sportive internazionali; ciò sta a significare che le federazioni non perdono il potere di autodeterminarsi; quando, invece, oggetto del contenzioso, sono diritti tutelati dalla Costituzione o da norme primarie, (leggi di uno stato come la 280/03), sono quest’ultime a prevalere su tutte, e questi diritti non possono essere confinati dall’indifferenza giuridica o tutelati da norme secondarie (le norme delle federazioni).
Nel caso riguardante Moggi e Giraudo, l’ordinanza del Tribunale (TAR) ha rilevato che il principio dell’autonomia dell’ordinamento sportivo, “non appare operante nel caso in cui la sanzione non esaurisce la sua incidenza nell’ambito strettamente sportivo ma rifluisce nell’ordinamento generale dello Stato”.
Il decreto legge n.280/03, una volta esauriti tutti i gradi di giudizio sportivi, riconosce il Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio, competente per lo sport e, pertanto, può entrare nel merito delle problematiche ed ha piena giurisdizione.
Il 18 luglio 2006 la Corte di giustizia europea ha emesso la sentenza tra Meca-Medina e Majcen / Commissione Europea, che ha affermato il principio in base al quale i regolamenti e le norme sportive, nonchè le sanzioni che devono essere inflitte a chi le viola, ricadono nel campo di applicazione del diritto comunitario, e, pertanto, devono essere proporzionate agli obiettivi che uno sportivo o un ente collettivo (club) si prefiggono.
Gli organismi sportivi nazionali ed internazionali dal 18 luglio 2006, farebbero bene a considerare questo principio giurisprudenziale, poiché le eventuali pronunce emesse dai tribunali sportivi o eventuali regolamenti che prevedono sanzioni troppo severe, potrebbero essere invalidate dalle decisioni emesse da un tribunale ordinario.
Infatti, il diritto comunitario (alla concorrenza, alla libera circolazione) ha effetto diretto, e può essere invocato direttamente dai cittadini o dagli enti collettivi (club) dinanzi ai tribunali nazionali che hanno il dovere di farlo rispettare.
La FIFA ha il compito di organizzare i campionati mondiali di calcio e di assicurare il controllo tecnico dell’evento, e poiché a queste competizioni partecipano squadre nazionali che rappresentano una nazione, non si comprende come i vari Stati non abbiano ancora provveduto a mettere su un’organizzazione snella, con qualche decina di dipendenti, che sia in grado di organizzare direttamente i campionati mondiali di calcio, ponendo termine al monopolio dell’organizzazione di questi eventi, affidato ad enti come la FIFA. Gli ingenti ricavi, derivanti dalla gestione di queste manifestazioni sportive potrebbe essere destinato dai vari Stati allo sport dilettantistico nazionale, invece oggi questi introiti finiscono nelle capienti tasche di dirigenti come: Blatter, Jack Warner, J. Grondona, R. Texiera ecc. ecc.
Dott. Avv. Pietro Paolo Mennea