8 febbraio 2008 – Vendere in fretta e vendere tutto. La legge degli affari non lascia alternativa Alla compagnia Italpetroli. La holding della famiglia Sensi, stando al bilancio consolidato 2006, ha conti in rosso, un patrimonio netto negativo per 90,3 milioni e un indebitamento complessivo di 367,9 milioni, di cui 343,2 milioni verso il sistema bancario. I ricavi, bassi ad eccezione della Roma che però ha costi altissimi, non sembrano lasciare speranze in un recupero. Pricewater house non ha concesso la certificazione , né al capogruppo, né alle principali controllate fra le quali As Roma e Fondiaria Lasa. A fine ottobre i revisori hanno replicato le critiche ai conti bocciando Roma 2000, che controlla il 67,1% del club giallorosso e da sola ha 185,6 milioni di indebitamento a fronte di crediti infragruppo per 124,3 milioni. L’esposizione, insomma, potrebbe essere superiore alle cifre di riferimento che già sono da incubo.
Profumo nerazzurro
Ma anche la matematica può diventare un’ opinione, se ci sono di mezzo il calcio è un gioco più ampio di rapporti politici. Unicredit ha ereditato da Capitalia la maggior parte dei debiti e il 49% delle azioni Italpetroli, più un’opzione del 2% scaduta nel maggio 2006, che consentirebbe alla banca di assumere il controllo.Contrariamente a quanto si è detto di recente, Unicredit non ha affatto rinunciato alla call. Alessandro Profumo, nel quadro di una strategia complessiva che ha incluso la mediazione sul Banco di Sicilia, si è accordato con l’ex presidente di Capitalia Cesare Geronzi per un approccio graduale alla questione Sensi. La scelta del numero uno di Unicredit ha due ragioni. La prima è che per un gruppo bancario con 4,7 miliardi di utile netto qualche centinaio di milioni di euro non sono una minaccia immediata. La seconda, banale solo in apparenza, è che Profumo non intende rischiare strumentalizzazioni di piazza per il suo tifo interista proclamato anche nell’ultima campagna abbonamentidei nerazzurri.
Nel mirino di Jeff Slack
Dunque, Unicredit ha concesso altri tre mesi alla formalizzazione del nuovo piano industriale allestito da Banca Finnat della famiglia Nattino, alleata storica di Geronzi. La proroga non è una delle tante. Entro la primavera andrà definita la lista delle cessioni che riguarda i tre cespiti appetibili: la cittadella dello sport di Torrevecchia, i depositi petroliferi e l’As Roma. Per Torrevecchia, area valorizzata da una delibera della giunta Veltroninell’aprile del 2006, i tempi previsti sono:chiusura della conferenza dei ministri entro marzo, accordo di programma entro giugno, permessi di costruzione entro fine 2008. L’affare, stimato intorno ai 100 milioni, interessa a Francesco Gaetano Caltagirone e a Pierluigi Toti, entrambi partner di Giampiero e Arturo Nattino.
Per i depositari potrebbe tornare d’attualità l’ipotesi dell’asta gia caldeggiata dall’ex dg di Italpetroli, Paolo Bassi, che puntava a incassare 100-110 milioni. Infine, la Roma è sempre nel mirino degli investitori americani rappresentati da Jeff Slack. Il club è iscritto a bilancio di Roma 2000 per 64 milioni. Il suo patrimonio netto complesivo di 110 milioni rappresenta all’incirca, la valutazione di mercato. La rinuncia ai giallorossi ha creato qualche divergenza fra le sorelle Sensi, con Rosella ostile alla cessione e Maria Cristina e Silvia più possibiliste. Ma la partita non si gioca più a Trigoria.
Fonte: Gianfrancesco Turano