Unici anni senza Giorgio Chinaglia. Stamattina i laziali di tutte le generazioni si sono svegliati con un pensiero per Long John, un sottile senso di struggente malinconia per il centravanti che moriva, il primo aprile del 2012 a 65 anni. Un trascinatore. Un leader. Il simbolo, l’anima, lo spirito guida della Lazio dello scudetto del 1974. Un guascone. Un burbero. A volte arrogante, prepotente. Un bisonte dagli occhi miti dai sorrisi tristi. Un puro dal cuore grande. In campo, reagiva alla sua fragilità caricandosi. Aveva un vissuto pesante, l’infanzia in Galles col padre minatore, gli dicevano italiani mafia e spaghetti. Aveva una grande rabbia dentro, era la sua forza. L’immagine limpida del dito puntato, contro i romanisti dopo un gol nel derby sotto la Curva Sud, in realtà è l’immagine simbolo di chi fosse Giorgio: uno che sfidava tutti, sempre. Uno di cui ti innamori a prescindere. Ciao Giorgio, ci manchi.
Foto: sslazio