Lo aveva già fatto durante la campagna elettorale per diventare sindaco di Roma, quando non arrivò al ballottaggio, superato da Roberto Gualtieri ed Enrico Michetti. Carlo Calenda, leader di Azione, nonché animatore insieme con Matteo Renzi, del cosiddetto Terzo Polo in vista delle elezioni dl 25 aprile, stamattina durante una passeggiata elettorale nell’Urbe è tornato a parlare dello stadio Flaminio, come sempre in modo tranchant.
“Avevo fatto una proposta sulla riqualificazione dello stadio Flaminio, da candidato a Roma, non è accaduto assolutamente niente – ha precisato l’ex ministro dello Sviluppo Economico – C’è un progetto del Coni con Cassa Depositi e Prestiti che sta lì da un sacco di tempo e va portato avanti. Purtroppo, e lo dico avendo un figlio e un fratello laziali, questo edificio non si presta a fare lo stadio della Lazio, bisogna trovare un’altra soluzione e fare qui un grande centro per altri sport che il Coni stava progettando da tempo”. Calenda, in sostanza, in modo indiretto risponde a quanto detto ieri dall’assessore capitolino al Turismo, Sport e Grandi Eventi, Alessandro Onorato. Sollecitato sugli stadi di Roma e Lazio, Onorato aveva ribadito di aspettare la prossima mossa dal presidente Claudio Lotito, dopo che il 3 settembre lo stesso aveva ricevuto tutti gli incartamenti richiesti agli uffici competenti del Campidoglio. Al momento dall’Aula Giulio Cesare nessuna replica, resta il fatto che la prima e ultima parola sul Flaminio spettano all’amministrazione capitolina. Infine, la scivolata di Calenda. Nessun progetto targato Coni sull’opera di Nervi, qualche anno fa ci fu un piccolo approccio, ma tutto restò solo a livello di buone intenzioni. L’unico progetto già approvato riguarda un ingente investimento immobiliare di Cassa Depositi e Prestiti su tutta l’area, ma nulla a che fare con il Flaminio. Sempre CDeP potrebbe essere interessata ad investire sul Flaminio, in sinergia con il Credito Sportivo Italiano, ma solo in ottica di riqualificazione, non per farne uno stadio da serie A.