MARCATORI: 43′ pt Langella (A), 24′ st Mutarelli (L), 48′ st Zampagna (A)
ATALANTA (4-4-1-1): F. Coppola; Rivalta, Talamonti (22′ st Pellegrino), Capelli, Bellini (15′ st Belleri); Ferreira Pinto, De Ascentis, Tissone, Langella (28′ st S. Inzaghi); C. Doni; Zampagna. (Ivan, Bernardini, Padoin, Floccari). All. Del Neri.
LAZIO (4-4-2): Muslera; Behrami, Stendardo, Cribari, Zauri; Mauri, Mudingayi (22′ st Mutarelli), Ledesma, C. Manfredini; Makinwa (39′ st De Silvestri), Pandev (25′ st Rocchi). (Ballotta, Scaloni, Kolarov, Del Nero). All. D. Rossi.
ARBITRO: Stefanini di Prato.
NOTE: spettatori 15 mila circa. Ammoniti C. Doni, Mudingayi, Langella, Bellini, De Ascentis, Zauri, S. Inzaghi. Angoli 7-3 per la Lazio. Recuperi 2′ pt, 5′ st.
Stasera evitiamo di dare i voti. Ci sarebbero troppe insufficienze.
A fine partita, la Lazio di oggi a Bergamo lascia una grande amarezza. Vedendo la partita si ha la sensazione, soprattutto nel secondo tempo, di una squadra che può far sua la partita. E ciò anche se certi duelli (Zampagna-Stendardo; Langella-Behrami) pendono nettamente dalla parte orobica. Però alla fine a questa squadra manca la cattiveria e la personalità che erano state la sua forza l’anno scorso. E si perde la partita, nella fase di recupero, su un rilancio del portiere, con una azione in cui Stendardo e Muslera non sono esenti da colpe. Sarà una questione di testa come lascia intendere Rossi, sarà una preparazione anomala per via del preliminare di Champions League, saranno gli infortuni in serie! Sicuramente questa Lazio non piace. In sette gare ufficiali, ne ha vinta solo una, quella decisiva di Bucarest. Ma in tutte queste partite, compresa quella di Bucarest, ha giocato ad un livello comparabile con quello della precedente stagione per un massimo di venti minuti a partita, tralasciando prestazioni incolori come quella di sabato scorso contro l’Empoli. E allora così non si va lontano.
Sicuramente la squadra è incompleta (lo ha ammesso più volte lo stesso Delio Rossi). E in certi ruoli chiave non ha il ricambio che Rossi avrebbe voluto (il tecnico ha sempre sostenuto la necessità di avere due giocatori validi per ogni ruolo). Per non parlare della paradossale situazione del portiere. Si sapeva da gennaio che Peruzzi avrebbe lasciato e la Società cosa ha fatto? Si è mossa con colpevole ritardo per cercare il sostituto, lo ha individuato in un giocatore extra-comunitario (Carrizo), si è “illusa” (diciamo così?) di poterlo tesserare come comunitario ignorando le difficoltà di una procedura del genere, per poi ripiegare su un giovane portiere uruguaiano con tre mesi di esperienza nel campionato del suo Paese, tesserato all’ultimo momento e gettato nella mischia (anche se Rossi ha cercato di proteggerlo risparmiandogli la Champions League) senza conoscere la lingua, i compagni, i sistemi di gioco italiani. Il ragazzo ha dimostrato ieri a Bergamo di avere dei numeri (ha fatto due ottime parate) e probabilmente crescerà e si affermerà come assicurano Lotito e Rossi, ma per il momento è un handicap per la squadra. In alcune circostanze la difesa ha dimostrato di avere nei suoi confronti qualche apprensione di troppo e nei due gol atalantini (oltre che nella traversa colpita da Langella) la posizione e l’intervento di Muslera sono apparsi decisamente insufficienti.
Soffriamo le conseguenze di una campagna acquisti inadeguata, mal gestita, dilettantistica. Che peccato! Proprio nel momento in cui gli introiti assicurati dalla partecipazione alla fase eliminatoria della Champions League garantivano dieci milioni di euro che potevano e dovevano essere investiti per migliorare la squadra, per acquisire la ragionevole certezza di incrementare questa cifra con una squadra in grado di qualificarsi alla fase successiva, ci si è persi. Ora aspettiamo con ansia le due prossime partite di campionato, prima dello scontro con i galattici del Real Madrid in programma mercoledì 3 ottobre. A quel punto potremo aggiornare le nostre previsioni sulla stagione iniziata. E speriamo che i duri allenamenti delle ultime settimane comincino a dare presto i loro frutti.
Comunque e sempre Forza Lazio.
Paolo Lenzi